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mercoledì 8 ottobre 2014

Visita al carcere borbonico di Rionero in Vulture

Visita al carcere Borbonico di Rionero in Vulture on PhotoPeach

 Il 26 settembre 2014 ci siamo recati con la nostra classe all’ex carcere Borbonico di Rionero in Vulture per visitare la mostra dedicata al brigantaggio. Arrivati al carcere, che nel 400 era un convento, abbiamo incontrato la nostra guida, che si chiama Cristian. La guida ci ha fatto vedere la struttura del vecchio carcere che è stata restaurata senza apportare modifiche e dove sono stati conservati numerosi graffiti su intonaci, legno e pietra. Appena si entra ci si trova in un cortile che serviva ai carcerati per prendere aria e lì, la guida ci ha spiegato che le mura di cinta del carcere sono state costruite con le pietre vulcaniche prese dalla nostra montagna. Poi si entra nel carcere e nella prima stanza si trovano due statue: una di Carmine Crocco, che è stato un brigante italiano tra i più noti ed il capo indiscusso delle bande del Vulture che si ribellarono ai borboni; l’altra di Ninco Nanco suo luogotenente. Questi briganti in realtà non trascorsero molto tempo nel carcere di Rionero ma vennero trasferiti altrove. Nella seconda stanza, che era la cucina del carcere c’è un grande camino ed una finestrella per il passaggio del cibo ai detenuti. Dalla cucina si esce in un altro cortile e lì Cristian ci ha fatto visitare la cella di isolamento dove venivano rinchiusi i detenuti che commettevano i reati più gravi. Poi ci ha condotti al piano superiore dove c’erano le celle ed il bagno. Nelle celle vi sono delle statue e delle vesti che indossavano i briganti e le brigantesse. Sulle pareti ci sono anche dei monitor che consentono di sfogliare i giornali che riportavano le notizie di quel tempo. In ogni cella, vicino alle finestre vi sono delle incisioni e quella che ci è rimasta più impressa è quella dove sulla pietra sono incisi i nome dei detenuti che sono stati imprigionati in quella cella ed in particolare una scritta dove un detenuto diceva di essere innocente. Sul pianerottolo vi sono i vari attrezzi da lavoro e gli utensili che usavano per cucinare. Nel visitare questo carcere, che ora è diventato un museo multimediale, siamo rimaste molto colpite all’idea che in quelle celle potessero essere rinchiuse delle persone e inoltre, non pensavamo che nel nostro paese ci potesse essere un luogo così suggestivo ed importante che ci consentisse di capire gli avvenimenti successi in passato nel nostro paese.

 Alessia Mininni e Claudia Caputo, 5° E

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